Nemmeno il tempo di sognare devi leggerlo di persona, perché nessuno può raccontartelo.

Nemmeno il tempo di sognareTitolo: Nemmeno il tempo di sognare
Autore: Pierluigi Porazzi
Editore: Marsilio – Farfalle
PP: 352
Prezzo: 18,00

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Non ci sono più i ghost reader di una volta, bisogna prenderne atto. Quando Sugarpulp mi ha chiesto di leggere in anteprima mondiale Nemmeno il tempo di sognare (in libreria fra tre, due uno.. adesso), però, io non lo sapevo ancora.

E’ successo nella settimana più indaffarante della mia vita: quella del Campionato nazionale di Ruzzle, del Conclave e del mio leocorno con l’influenza. Ho preso il libro, l’ho diviso a metà e l’ho mandato a due amici, chiedendo loro di riassumerlo per me.

Ma, dico io, ci vuole tanto a sunteggiare mezzo libro? La prossima volta chiedo a Word 95. Contavo di farmi gli affari miei, mettere assieme i pezzi, inventare due cosette sullo stile e su quanto mi è piaciuto, arrivederci e grazie. E invece no, benedetto Porazzi!

Uno mi dice che è stato ucciso un uomo, secondo l’altro è stata uccisa una donna; uno dice che è ambientato a Udine, l’altro sostiene che si svolge a Trieste; uno dice: “E’ tutto action, pistole, macchine sgommanti e cocaina”, per l’altro “ci sono la tenerezza, il peso dolceamaro della memoria, la solidarietà” e tanti altri ameni e umanissimi topoi.

Uno mi dice che gli è piaciuto perché i buoni non sono smidollati e stucchevoli ma hanno anche un bel lato oscuro, l’altro mi dice che il libro è bello perché i cattivi hanno in fondo un cuore che sente. E via discorrendo. Pare che mezzo libro finisca senza speranza e che nell’altra metà giustizia è fatta e i prati sono in fiore.

Ma cosa hanno letto questi? Pare che i personaggi siano appena accennati e dettagliosissimi insieme. Pare che ci sia un intricatissimo annodamento di intrighi e un ordinatissimo dipanarsi scrittorio.

Com’è possibile? Come fa lo stesso libro a colpire una persona per il becerume pulpante di certi dialoghi e un’altra per la poesia di alcuni anfratti? Uno dei miei amici mi ha detto che è sul buioso pesto andante, l’altro mi ha detto che c’è una luce splendida. Entrambi, mi hanno chiesto l’altra metà perché la propria è ritmica, avvincente e ben ordita. Ciascuno voleva sapere come va a finire e/o da dove avevamo cominciato.

Mi hanno detto tutto e ottut, da non crederci. Ho controllato di aver inviato loro due metà dello stesso libro e mi sono rassegnata a leggerlo, rinunciando ai miei sogni di ruzzlica gloria e alle fumate bianconere.

Avevano entrambi maledettamente ragione. Quanta carne al fuoco può esserci in 350 pagine? Risposta sbagliata: può starcene di più. Quanti contrari possono colare da una penna sola? Sbagliato di nuovo: qui ne puoi trovare di più. Quanta paura puoi avere che uno scrittore si perda pezzi di trama per strada? Di più.

E invece chiudi il libro e il cubo è tratto, con ciascun quadratino al proprio posto, come un gioco di prestigio. Quante domande può metterti in testa una storia? La bilancia dell’ordine e del progresso pende dalla parte della forza o dalla nostra? Ci ribelliamo ai soprusi inevitabili del potere, che è corrotto sempre o ce ne stiamo dal lato più eccitante della legge, quello che non protegge?

Insomma: un sacco di cose e nemmeno il tempo di annoiarsi, altro che Campionato di Ruzzle. Ci sono moltissime parole, personaggi e sottotrame a cui affezionarsi. C’è il tempo in equilibrio sulla suspense, cadenzato dai microcapitoli che ti tengono incollato lì.

C’è il tempo per l’adrenalina e quello per riflettere. C’è la parte da cui stavi e quella in cui ti ritrovi perché niente è in fondo come sembra. C’è la tua immaginazione, che non può dormire mentre leggi perché è costretta a diluire l’essenziale.

Ci sono delle cose che riconosci, tra uno spigolo e l’altro, che ti sono familiari e care. C’è l’altra faccia di una provincia perbene, operosa e tranquilla che è sordida, violenta e depravata come il fondo del tuo buonismo.

Non mi aspettavo un casino del genere tra Udine e Trieste, né credevo di dover ringraziare i miei due lettori farlocchi per avermi obbligata a leggere veramente Nemmeno il tempo di sognare. E’ stato un affronto al mio senso dell’orientamento lettorio, perfettamente riuscito perché ho trovato più di quanto non cercassi.

Sono corsa a comprare L’ombra del falco, il successo d’esordio di questa penna noir che spero si metta presto all’opera perché non ci sia due senza tre.