Le Vendicatrici, quattro donne, quattro vendicatrici, quattro antagoniste, quattro livelli del crimine: Carlotto e Videtta moltiplicano tutto e lo fanno alla grande.

Che fra le tante virtù Massimo Carlotto abbia quella di essere un innovatore, ebbene pare difficile da contestare. Ha cominciato a scrivere noir e hard-boiled, quelli veri, quando gli altri raccoglievano ancora i limoni, ha scelto personaggi scomodi e che giocano sul labile filo che corre fra legalità e illegalità quando non era certo di moda farlo, ha deciso di curare, insieme alla Direttrice Colomba Rossi, una collezione di romanzi che ha aiutato tanti nuovi autori a trovare una voce, ha scritto, proprio insieme a Marco Videtta, dei rifiuti tossici scaricati dalle aziende del Nordest in Campania, molto prima che i profeti di turno ne parlassero in televisione. In particolare, il libro in questione, era appunto Nordest. Ora, Massimo Carlotto torna, in coppia proprio con Marco Videtta, per regalarci e regalarsi l’ennesima sfida: quattro romanzi con altrettanti personaggi femminili protagonisti. Ksenia, Eva, Sara, Luz sono le nuove eroine di un’autentica serie – Le vendicatrici – che nel giro di pochi mesi – da maggio a novembre – tratteggerà un autentico feuilleton crime, capace di ridisegnare i confini della narrativa di genere. Dove genere è già di per sé un termine ambiguo poiché, in effetti, nel primo come nei successivi romanzi, il lettore troverà un autentico cocktail di colori: nero, romanzo d’appendice, commedia, action thriller, romanzo sociale e di formazione. Quattro donne, quattro vendicatrici, quattro antagoniste, quattro livelli del crimine: Carlotto e Videtta moltiplicano tutto e lo fanno alla grande. Nessuna paura, e per tutti quelli che potrebbero pensare, magari in modo legittimo, che l’operazione sia “furba” da un punto di vista commerciale, be’ diciamo subito che un simile intento non c’è affatto. Perché Massimo Carlotto e Marco Videtta strutturano i romanzi in modo tale che ciascuno di essi stia in piedi da solo, sia uno stand-alone insomma, senza perciò “obbligare” in modo alcuno all’acquisto dei successivi. L’idea è tanto intrigante quanto vincente: addirittura non sarà nemmeno necessario cominciare dal primo, si può partire dal secondo o dal terzo e poi prendere il primo. E solo se si vuole farlo. Solo se quel che hai letto ti è piaciuto e ne vuoi ancora. Insomma quello che stupisce, fra le altre cose, è il lavoro che c’è dietro a livello di struttura narrativa: perché devi stare attento a non “giocare di sponda” non puoi cioè inserire nell’intreccio del terzo o del quarto capitolo qualcosa che magari avevi anticipato nel primo, non puoi dare nulla per scontato. Quel che ne esce, quindi, è una collezione di romanzi che tutti, questa volta sì, fanno riferimento a un medesimo e affascinante mondo narrativo. Perciò, tornando all’inizio del discorso, Carlotto e Videtta ribaltano le regole, girano il romanzo, lo moltiplicano, appunto, ma si prendono tutto il tempo, così facendo, per approfondire, scavare le donne protagoniste delle storie fin nei precordi dei loro cuori. Così, in Ksenia pongono l’accento sul concetto di amicizia, di alleanza, di fiducia reciproca fra donne come elemento fondante su cui porre le basi per rialzare la testa, per riprendere la propria libertà. La vendetta, dunque, viene intesa come strumento primo di riscatto, come modo per affrancarsi da un mondo talmente maschile e machista da lasciare senza parole, se non fosse che poi l’Italia, ma dovremmo dire il mondo intero a giudicare dai dati sul femminicidio, è esattamente così. Uomini arroganti, uomini stupidi, uomini codardi, ma anche donne antagoniste e nemiche di altre donne, insomma in Ksenia tutto è molto più complicato e subdolo e sotterraneo e strisciante di quel che crediamo dopo aver letto le prime trenta pagine. Perciò, pur partendo come il più classico dei revenge-movie, perché la narrazione è rapida, dal ritmo incalzante, a scene, come in un action thriller – se avete visto Bound-Torbido inganno be’ quell’atmosfera rende benissimo l’idea – e la trama poi decolla in modo sorprendente e apre mille sotto-trame, vicoli ciechi, stop and go, con uno stile limpido, netto, tagliente che miscela perfettamente il “Carlotto style” con le visualizzazioni di Marco Videtta. Quello che, ancora una volta colpisce, è come Massimo Carlotto scelga di rimettersi in discussione e in gioco, e lo fa ogni volta, senza accontentarsi mai, e potrebbe tranquillamente farlo visto il successo che ha! Invece lui sperimenta, contamina, accetta sempre il confronto e rilancia un’altra volta la collaborazione, sparando fuori una trama a quattro mani dopo averne scritte a sei, otto, addirittura venti con i Mama Sabot. Per tutto questo, raccontarvi la storia di Ksenia pare addirittura riduttivo. Quel che posso dirvi è: comprate questo libro perché “apre” letteralmente un sipario, una nuova prospettiva, un modo intelligente e diverso di raccontare perché ci trovate il romanzo a puntate, la serie tv, il cinema, il romanzo d’appendice in un “meticciato” narrativo che miscela i linguaggi espressivi con un’intelligenza e un coraggio, una determinazione e una visionarietà come sempre rivoluzionari, addirittura eversivi per l’ingessata editoria italiana. Insomma, in tempi di crisi, un libro come questo è un ariete contro il concetto stesso di immobilismo che pure caratterizza il mondo editoriale. Ed è bello che a farlo sia uno come Massimo – insieme a Marco Videtta – che è da sempre autore orgogliosamente di genere capace di trovare una via italiana, a livello internazionale, per proporre una nuova via alla narrativa popolare del nostro Paese. Come dicevo, non definirei questo romanzo un noir ma è certamente anche un romanzo noir così come è certamente un romanzo di generi. Come Salgari, come Howard, come Lansdale, l’autore padovano estrae dal cilindro l’ennesima grande saga, popolata da una galleria di personaggi affascinanti e assolutamente figli della realtà quotidiana. Ce n’era davvero bisogno. E meno male che, oggi, qualcuno ha ancora il coraggio di rischiare. Le Vendicatrici