Bill Gates, i libri e l’importanza della lettura: a scadenza regolare Bill Gates promuove i libri e la lettura. In Italia, a parte Fabio Volo, chi lo fa?

Bill Gates ha appena comunicato i 5 libri più belli tra quelli letti quest’anno. È una cosa che fa in maniera regolare più o meno un paio di volte all’anno, di solito d’estate (consiglia 5 libri da leggere) e a fine anno.

Ha consigliato un libro illustrato, un paio di romanzi, una biografia e un saggio storico. La sua è stata una scelta ben calibrata che lancia precisi messaggi politici, ma al di là dei contenuti e dei libri in sé quello di Gates è un gesto rivoluzionario per chi come me vive in Italia: ha parlato di libri.

Magari negli ultimi 50 anni siete vissuti su Marte e non sapete chi è Bill Gates, quindi vi faccio un breve riassunto: fondatore della Microsofot, tra i principali protagonisti della rivoluzione informatica che ha investito il mondo, è uno degli uomini più ricchi e potenti del pianeta.

Da diversi anni ha smesso di lavorare e si dedica alla beneficienza e alla diffusione della cultura. Questa perlomeno è l’immagine pubblica di Gates, poi probabile che abbia ancora una leggerissima voce in capitolo sulle questioni di casa Microsoft.

Con la fondazione fondata insieme a sua moglie nel corso degli anni comunque ha donato centinaia di milioni di dollari per scopi umanitari e culturali. E parla di libri, di quanto sia bello e importante leggere.

Mi ricordate quando un importante industriale o un personaggio pubblico davvero popolare ha parlato di libri in Italia?

Avete mai sentito un politico dire “ho letto questo libro è davvero una figata” al di là delle solite marchette elettorali o ideologiche? O uno dei nostri “capitani coraggiosi”? (sic!).

E poi ci si domanda perché da noi non legge nessuno…

A parte i vari ministri della cultura (e anche qui si potrebbe parlare) e gli intelligentissimi di professione, ovvero quelli che parlano sempre di libri che non vendono una mazza e che leggono soltanto loro e i loro quattro amici (forse), in Italia nessun membro della classe dirigente parla di libri.

Mai sentito Montezemolo parlare di libri? John Elkan? Marchionne? Li avete mai sentiti pronunciare pubblicamente la frase “ho letto questo libro e mi è piaciuto moto”?

No, non li avete mai sentiti, molto probabilmente perché non leggono o perché non considerano la lettura qualcosa di importante.

Vado a memoria e quindi forse mi sbaglio, ma gli unici che sento parlare di libri al di là della normale promozione (invito l’autore x perché ha pubblicato il libro y) di solito sono Vasco RossiFabio Volo e Marco Montemagno.

Fabio Volo, naturalmente sempre schifato da tutti gli intelligentissimi della letteratura da dopolavoro e di quella finanziata dai soldi pubblici, per anni durante il suo programma su Deejay leggeva poesie, citava autori, parlava di libri. Penso lo faccia ancora. Perché? Perché i libri gli piacciono, non è obbligato a farlo.

E poi vi stupite se vende milioni di copie con i suoi romanzi?

Al di là del tuo essere un personaggio, se per anni racconti ai tuoi ascoltatori quanto siano fighi i libri, che i poeti e gli scrittori sono delle rockstar, che ti piace da matti leggere e cose di questo tipo, forse qualcuno inizia a leggere. Dico forse, eh… poi se scrivi un libro è probabile che il tuo pubblico, composto da milioni di persone, quel libro lo compra anche.

Perché non basta l’equazione personaggio famoso uguale tante vendite, perché di personaggi famosi che sfornano libri ce ne sono a chili. Ma di personaggi famosi che vendono milioni di libri ce ne sono pochissimi. Perché se per il tuo pubblico non sei credibile in quel settore i libri non li vendi comunque.

Vasco Rossi da anni parla, a suo modo, di libri e letteratura. Dice che gli piace leggere, parla addirittura di poesia, di filosofia. Cose da pazzi.

Di Marco Montemagno ricordo un bel video virale in cui si esprime un concetto fondamentale: “leggere fa tutta la differenza del mondo”. E comunque Marco, per quanto sia uno dei top influencer italiani nel suo settore, resta comunque un personaggio di nicchia rispetto a quelli citati finora.

E anche Vasco Rossi e Fabio Volo restano due outsider, per quanto siano due personaggi centrali nella pop culture italiana contemporanea non possono essere definiti classe dirigente.

Un’élite di capre

Se la classe dirigente è composto da capre che non leggono niente è evidente che passa un solo messaggio: leggere non serve a una mazza.

È un po’ come con i bambini: crescere in una casa in cui non c’è nemmeno un libro non ti invoglia molto a prenderne uno in mano. Crescere vedendo genitori che leggono al contrario ti venire voglia di leggere qualcosa.

Vale lo stesso nei film e nelle produzioni tv, ovvero nei settori che più di ogni altro plasmano l’immaginario collettivo contemporaneo: ricordate serie o film in cui si veda qualcuno con un libro in mano?

Vado sempre a memoria, quindi magari mi sbaglio, ma a me vengono in mentre Breaking Bad (anche se lì a leggere era il povero Gale Boetticher), Luke Cage e The Punisher (di cui ho visto soltanto le prime due puntate e mezza poi non ho avuto il coraggio di andare oltre).

Mi sa che da noi perfino Don Matteo non ha mai preso un libro in mano. Qualcosa vorrà dire…

Poi, per carità, spero che di sbagliarmi e di leggere decine e decine di commenti in cui mi viene fatto notare che non è vero, che il Mega Direttore Naturale della Ciccio Pasticcio Inc.  parla spesso di libri, che l’Amministratore Delegato Duca Conte Catellani è un fervente lettore e blablablabla, ma ho il leggerissimo sospetto che non sarà così.