Da Crisi sulle Terre Infinite a Zero Hour: un viaggio tra gli eventi editoriali che hanno sconvolto e rimodellato l’universo supereroistico DC Comics.
Sembra proprio che la DC Comics, negli ultimi trent’anni, abbia voluto abituare gli aficionados alla distruzione e al rimodellamento dei propri miti, icone inossidabili nell’immaginario americano e non solo. Tale manovra, che sia stata di marketing o meno (ma di solito c’entra sempre), cominciò nel lontano 1985 con il terremoto Crisis on Infinite Earths.
Crisi sulle Terre Inifinite
La miniserie in dodici numeri scritta da Marv Wolfman e disegnata da George Peréz, i quali in seguito reinventarono i Teen Titans e Wonder Woman, funzionò da spartiacque nel confuso universo e nel creato dalla casa editrice statunitense. Venne cancellato il multiverso costituito da un’infinità di Terre parallele, talvolta inventate anche soltanto per trovare un semplice escamotage alle trame pensate dagli sceneggiatori.
Vennero anche letteralmente disintegrati e uccisi due personaggi importantissimi nel DC Universe: il Flash della Silver Age, quel Barry Allen amatissimo da tutti, e Supergirl, la Kara Zor-El cugina kryptoniana di Superman, sopravvissuta alla distruzione del pianeta sulla città volante Argo City. Morti necessarie per uno scopo superiore, venne ordito. Ma fu soltanto l’inizio degli stravolgimenti di ambienti e trame.
La Morte di Superman
Nel 1992, la DC Comics ebbe il coraggio di essere ancora più iconoclasta. Quello fu l’anno in cui anche i telegiornali parlarono di The Death of Superman. Dan Jurgens, Roger Stern, Louise Simonson, Jerry Ordway e Karl Kesel, sotto l’egida dell’editor Mike Carlin, scrissero una sceneggiatura che abbracciava tutte e quattro le testate dedicate all’icona americana per eccellenza, soltanto per distruggerla quell’icona e portarla alla sconfitta definitiva.
Doomsday è la nemesi prescelta, un inarrestabile mostro frutto di un esperimento genetico sulla sopravvivenza in ambienti ostili da parte di un folle scienziato alieno senza scrupoli. Semplice e lineare: Doomsday, arrivato sulla Terra, inizia radere al suolo tutto ciò che gli si parava davanti arrivando fino a Metropolis e all’inevitabile scontro finale a suon di botte da orbi con Superman, nell’ormai famosissimo numero 75 della testata omonima in cui il supereroe muore per le gravissime ferite ricevute, alla pari del mostro stesso.
L’ultimo e significativo sacrificio, l’immolazione di un uomo (qui non importa se alieno o meno) per permettere all’Umanità di continuare a esistere. Be’, qui si può tirare in ballo il fatto che a continuare a esistere siano i valori di Verità, Giustizia e Modo di Vivere Americano, ma è meglio allargare il discorso a tutto il pianeta e alla razza umana in genere. Fu un successo epocale di vendite per la casa editrice.
Se la morte di Superman significò la fine di un esempio di rettitudine, giustizia e onestà, tutto quello che seguì dopo, le run chiamate Funeral for a Friend e Reign of the Supermen, servirono per arrivare alla caduta di un altro mito: Lanterna Verde. Non contenta, la DC Comics annichilò un altro esempio di valore eroico per eccellenza.
Anche se Hal Jordan è un pilota collaudatore di caccia militari molto irresponsabile, la sua controparte in costume e anello del potere è un poliziotto cosmico con una reputazione grandissima di rettitudine, giustizia e altruismo che lo precede in tutta la Galassia conosciuta. E allora cosa succede se la psicologia di questo personaggio buono, buonissimo che più non si può, viene buttata in centrifuga, stropicciata, stravolta e infine stracciata?
Emerlad Twilight
Ecco che da eventi collegati alla saga Reign of the Supermen nasce quell’Emerald Twilight che restituirà ai lettori un Hal Jordan completamente votato al Male. E chi l’avrebbe mai detto? Domanda che da buon fan del vecchio DC Universe mi sono posto.
La drammatica run parte dal numero 48 della testata dedicata al Cavaliere di Smeraldo. Ron Marz e Darryll Banks ci presentano il Superman Cyborg, tra i quattro protagonisti di Reign of the Supermen rivelatosi poi come il supercattivone Hank Henshaw, che si allea con il potente alieno Mongul per creare un esercito di Mondoguerra, armi-pianeta semoventi utili alla conquista dell’Universo.
Nell’intenzione dei due supervillain, la Terra farà parte di questo esercito di super-armi e uno dei punti dove verrà installato il gigantesco motore cosmico che farà muovere il pianeta sarà Coast City, città natale di Hal Jordan in cui vivono ancora tutti i suoi cari. La città viene rasa al suolo da una serie di bombe causando milioni di morti e questa è la molla che farà scattare la follia di Lanterna Verde.
Indimenticabili le scene della discesa del supereroe nell’oblio, nelle quali vede e parla con i fantasmi degli abitanti di Coast City in mezzo a quello che rimane della città, soltanto crateri. Questa diventa la sua fissazione, questa la sua pazzia: il non aver potuto far nulla per salvare la sua città. La metafora del pesantissimo macigno della responsabilità, il dover essere eroe a ogni costo e in ogni momento, senza tener conto che tra gli enormi poteri in dotazione alle Lanterne non vi è quello dell’ubiquità.
Hal Jordan si rende conto che il potere del suo anello è insufficiente a ricreare in modo stabile una città da sette milioni di persone. Ha bisogno di altro potere che può essergli dato soltanto dalla Batteria Centrale di Oa, il pianeta dei suoi superiori, quei Guardiani dell’Universo che hanno creato il Corpo delle Lanterne Verdi.
Zero Hour
Ecco che l”uomo, ormai totalmente folle, intraprende un viaggio verso di esso durante il quale l’escalation di violenza arriva ai massimi livelli. Uccide tutti i suoi ex-compagni del Corpo, rubandogli gli anelli. I Guardiani liberano il suo più grande nemico dalla prigione in cui lambiva da anni, la stessa Batteria Centrale citata sopra, quel Sinestro che era stato suo insegnante e poi sua nemesi. Hal Jordan uccide anche lui.
Superato ormai il punto di non ritorno, arriva su Oa e affronta i Guardiani. I nanerottoli blu, come li chiama Kilowog, sergente istruttore del Corpo caduto anch’egli per mano di Jordan, soccombono e inviano sulla Terra il loro unico emissario sopravvissuto, Ganthet. Intanto, Hal Jordan si tuffa in quello che rimane della Batteria Centrale e ne assorbe tutto il potere possibile. Ne esce trasformato in un nuovo personaggio paragonabile davvero a un dio: Parallax.
Il suo potere è tale che potrà cambiare ciò che è avvenuto a Coast City, cambiando il flusso temporale e resettando la realtà. Quello che accadrà dopo porterà all’evento chiamato Zero Hour, verrà fatta luce sulla vera origine di Parallax e la trama che era stata architettata alle spalle del povero Jordan. Ma questa è un’altra storia.
Il punto interessante è focalizzare che cosa possa far diventare totalmente folle una persona con una volontà di ferro, onesta e buona. Qualcosa che nella realtà potrebbe accadere a chiunque. Al di là del fumetto super eroistico, un altro esempio lampante è il film Un Giorno di Ordinaria Follia di Joel Schumacher.
Una nuova concezione di Supereroe
Prima di Crisis, in casa DC Comics era tutto nero o bianco. Era l’epoca dell’ingenuità, dell’eroe senza macchia e senza paura di cui l’America (badate bene, non il mondo) poteva e doveva andare fiera. Le ultime incarnazioni della casa editrice di New York, ben presto ex a causa del prossimo trasferimento in blocco da mamma Warner Bros a Burbank, LA, si sono invece adattate ai tempi e ai gusti dei lettori. Più smaliziati, più desiderosi di leggere di veri problemi e non della solita invasione dallo spazio.
La concorrenza con la Marvel è tosta. La Casa delle Idee e dei super-eroi con super-problemi è sempre al primo posto delle vendite a causa della maggior vicinanza alle moderne tematiche adolescenziali. Quale migliore occasione per la DC Comics di distruggere i propri miti un po’ stucchevoli e fin troppo normali nella loro super-potenza, per poi farli risorgere dalle ceneri lasciate da situazioni invece fin troppo estreme.
Talmente da lasciare sconvolto anche il lettore più smaliziato.