Dopo tanti ottimi romanzi con Fool Christopher Moore ha scritto il suo capolavoro
Titolo: Fool (trad. di Chiara Brovelli
Autore: Christopher Moore
PP: 336
Editore: Elliot
Prezzo: Euro 18.50
Qui a Sugarpulp abbiamo sempre parlato bene di Christopher Moore: per quel suo stile irriverente e abrasivo, quell’ironia pungente, quell’abilità assolutamente originale di mescolare i generi in zuppe narrative che somigliano molto da vicino a calderoni in ebollizione, pronti a saltare in aria.
Fool non solo non fa eccezione ma va addirittura oltre. Perché Moore dà veramente fondo alla Santa Barbara della sua inventiva.
Mettiamola così: prendete un regno, diciamo quello di Britannia, con un re che si chiama Lear, tre figlie – Goneril, Regan e Cordelia – che aspettano solo la propria porzione di reame, non appena il padre tirerà le cuoia.
Anzi, a dirla tutta, le prime due sono animate da simili propositi pronte a leccare i piedi per arrivare al risultato, la terza ha la malaugurata sorte e volontà di amare il padre di un sentimento sincero e disinteressato. Perché malaugurata sorte? Perché il padre va fuori di testa e cede alle lusinghe delle due leccaculo diseredando la terza figlia e dandola in sposa al “fottuto re di Francia”.
Fin qui l’attacco, ma c’è molto di più. Perché il protagonista del romanzo è Fool – Taschino nella bella traduzione italiana di Chiara Brovelli – giullare tuttofare, scopasguattere dall’umorismo scaltro e sboccato, ma anche fine orditore di trame dark in grado di sparigliare le carte delle sorellastre. Il tutto condito con spettri “perché c’è sempre uno spettro”, apprendisti idioti e affamati di sesso, figli bastardi e dalla spada facile, nobili decaduti e pronti al tradimento.
E poi incantesimi, maledizioni, sculacciate e mutilazioni.
Insomma, un delirio, una sarabanda di colori e storie in cui Shakespeare finisce shakerato con Stoppard e l’ironia camp di Rosecrantz e Guilderstern sono morti – a proposito chi di voi lo ha visto? – la fa da padrone senza per questo dimenticare il clima gotico di Macbeth o Re Lear, ah caro buon vecchio bardo…
Ma, appunto, stiamo parlando di Christopher Moore quindi non immaginate nemmeno per un istante un romanzo paludato magari figlio di certo intellettualismo anglosassone, pensate piuttosto a una black comedy dal ritmo incalzante, sboccata e oscena, con morti, feriti e dispersi, con un buffone acuto e crudele, alla bisogna, ma brillante e divertente nella gran parte delle scene.
A dimostrazione di come dopo molti ottimi romanzi, Moore agguanti qui il suo capolavoro.
Consigliato
Felice che la traduzione sia stata apprezzata.
Un lavoro sporco… ma qualcuno deve pur farlo.
Un lavoro perfetto, Chiara.
Chiara, davvero con uno come Moore la traduzione è addirittura esiziale, una ricchezza di vocabolario e inventiva come la sua non è facili da rendere in un’altra lingua: per questo, per la brillantezza della traduzione che scintilla come una lama nella notte, penso di poter dire senza tema di smentita che hai fatto un gran lavoro, chapeau!
Matteo
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