L’occhio privato di Denver è un romanzo stupefacente, marcio, cattivo, che non risparmia niente e nessuno. Da leggere

L'occhio privato di Denver

Titolo: L’occhio privato di Denver
Autore: Dave Zeltserman
PP: 223
Editore: Meridiano Zero
Prezzo: Euro 13,00

Scorri le prime pagine e ti sembra tutto un po’ scontato. Il narratore/protagonista è un investigatore privato americano alle prese con un paio di casi standard: una ragazzina scappata di casa e un’altra che vuole sapere il nome dei suoi veri genitori.

Bassifondi, vite che non valgono un cazzo, strip club di quarta, mele marce che ti tocca ingoiare giorno dopo giorno per andare avanti.
In effetti però c’è qualcosa fuori posto: Johnny Lane non è il classico investigatore da noir americano, il tipico fallito impersonato alla grande da Bruce Willis in tanti suoi film.

Quello che tira avanti a campare con un bicchiere di whisky di troppo, che ha almeno un paio di matrimoni falliti sul groppone e che, sotto sotto, ha il cuore tenero. Johnny Lane è un uomo di successo. Tutti lo conoscono a Denver. Scrive una rubrica mensile seguitissima. È’ una celebrità.

Il romanzo decolla quando Johnny Lane inizia ad incrociare pericolosamente la sua vita con i suoi casi. È qui che le parole iniziano a sorprenderti. Si, sei proprio sorpreso mentre divori le pagine di questo noir divertente, cinico, ironico e spietato che non ha rispetto per niente e per nessuno, soprattutto per il lettore.

Ti rendi conto che tutti i tuoi sospetti sono fondati, che il marcio che le tue dita percepivano mentre sfogliavi le pagine ha davvero un pessimo odore. Non si tratta soltanto di sensazioni: quando tutto inizia ad andare a puttane ne hai la certezza. E anche questo romanzo non fa eccezioni: a metà libro hai la visione chiara e lucida del baratro, ma te ne sbatti.

Continui a leggere, pagina dopo pagina, perché lo stile di Zeltserman è geometrico, serrato, inarrestabile. Te ne sbatti di giusto o sbagliato, di etica e di moralità. Lasci che siano altri ad occuparsi di innocenti e colpevoli. Tu vuoi soltanto arrivare alla fine.

Ma è proprio quando mancano le ultime due o tre pagine che inizi a sudare freddo, perché capisci che l’autore non ha avuto la spudoratezza e il coraggio di scrivere il vero finale di questo libro. Se l’avesse fatto ora probabilmente staremmo gridando al capolavoro. E invece niente, dobbiamo soltanto accontentarci di un grandissimo libro.