Tadanobu Asano, o Asano Tadanobu che dir si voglia, è uno straordinario attore giapponese, amatissimo in patria nonché mio attore prediletto (informazione inutile, ma ci tenevo a precisarlo).
Nato nel 1973 a Yokohama, da padre nipponico, Yukihisa Satō (Asano è uno pseudonimo), e da madre statunitense, Tadanobu intraprende una promettente carriera cinematografica sin dall’adolescenza. Nonostante la fama e i riconoscimenti ottenuti grazie alla settima arte, Asano ha sempre dichiarato che la musica è stata, e tuttora rimane, il suo primo amore. Fa parte dei Peace Pill e ha fondato i Mach 1.67 con il regista Sōgo Ishii.
È il protagonista di una moltitudine di opere girate in Estremo Oriente, tra le quali figurano titoli noti anche al Grande Pubblico. Apro parentesi: non è detto che questo dato vada interpretato come una notizia confortante dato che, di solito, il G.P. di cinema asiatico capisce ben poco. C’è chi considera L’ultimo samurai un prodotto giapponese, anche se di nipponico ha solo il cognome del buon Ken Watanabe. In attesa dell’uscita di Thor: The Dark World (con l’attore del Sol Levante nel ruolo di Hogun), vorrei consigliarvi i film meno conosciuti di Tadanobu Asano, anche se sarà impossibile non citare degli autentici capolavori diretti da assoluti maestri del cinema.
La lista è incompleta (Asano si dà parecchio da fare) e si basa sostanzialmente su due criteri: l’ovvio ordine cronologico e il gusto dei lettori di Sugarpulp. Non compaiono inoltre in questa sorta di playlist alcuni tra i miei titoli preferiti, ma dubito che potrebbero riscuotere successo in questa sede (mi riferisco alle opere da Tsai Ming-liang e Hou Hsiao-hsien: lascio agli interessati il compito di indagare in proposito).
- Tabù – Gohatto (Gohatto, Giappone 1999) di Nagisa Ōshima. Inchiniamoci innanzi al Maestro, scomparso il 15 gennaio di quest’anno. Magnifica storia di samurai nel Giappone della tarda era Edo.
- Electric Dragon 80.000 V (Giappone 2001) di Sōgo Ishii. Asano è Dragon Eye Morrison, un ragazzo di Tokyo che trascorre le giornate suonando la chitarra e cacciando rettili. È in grado di rilasciare potentissime scariche elettriche, a causa di un trattamento finalizzato a sedare il suo comportamento violento subito durante l’infanzia. Fulminante e fulminato. Per gli amanti del cyber punk.
- Ichi the Killer (Koroshiya 1, Giappone 2001) di Takashi Miike. Mi prostro nuovamente al cospetto di un Supremo. Quest’opera massima non ha bisogno di commenti: a coloro che non gradiscono il genere auguro le stesse catartiche frustate inflitte all’attrice Paulyn Sun.
- Zatôichi (Giappone 2003) di Takeshi Kitano. Un cappa e spada giapponese (chanbara) ispirato alle gesta di Zatôichi (Kitano), massaggiatore cieco nonché abilissimo maneggiatore di katana. Non il miglior lavoro di Beat Takeshi, a mio modesto avviso, ma Asano nei panni del samurai spietato (e del marito premuroso) è da applausi.
- Last Life in the Universe (Ruang rak noi nid mahasan, Thailandia 2003) di Pen-Ek Ratanaruang. Asano è Kenji, un bibliotecario giapponese che vive a Bangkok. La sua occupazione giornaliera consiste nell’escogitare il modo più efficace per suicidarsi. È un cinema piuttosto lento per chi non è abituato ai ritmi dell’Estremo Oriente, ma il cammeo di Takashi Miike vale tutto il film.
- Vital (Giappone 2004) di Shinya Tsukamoto. Qui ci starebbe un’altra genuflessione, menischi permettendo. Vital non è niente di che, ma Tsukamoto è pur sempre il regista di Tetsuo. Asano disseziona cadaveri ed estrae colonne vertebrali con grande professionalità. Indicato per gli studiosi di anatomia patologica.
- Rampo Noir (Rampo jigoku, Giappone 2005) di Suguru Takeuchi (Mars Canal), Akio Jissoji (Mirror Hell), Hysayasu Sato (Caterpillar), Atsushi Kaneko (Crawling Bugs). Quattro episodi ispirati ai racconti dello scrittore giapponese Tarō Hirai (alias Edogawa Rampo, in onore di Edgar Allan Poe). Vi suggerisco di prendere visione di Crawling Bugs, l’ultimo episodio. Possibilmente a stomaco vuoto.
- Tokyo Zombie (Tôkyô zonbi, Giappone 2005) di Sakichi Satô. Divertente solo la prima mezz’ora, da lasciar perdere il resto. Rappresenta un significativo esempio di come sia molto più faticoso essere giapponesi che zombie.
- Mongol (Russia/Germania/Kazakistan 2007) di Sergej Bodrov. Vita, morte e miracoli del guerriero Temugin, meglio noto come Gengis Khan. Bravo Asano nei panni del guerriero sanguinario. Paesaggi strepitosi. Stop.
Raccomandazione conclusiva: da seguire rigorosamente in lingua originale.
A colui/colei che per primo/a avrà completato la rassegna cinematografica, invierò a casa una confezione di Kawada Sanuki Udon.