Bloccato dalla censura italiana, Morituris è il film che non vedrete mai (in Italia).

Morituris è la prova che nel sottobosco cinematografico italiano il Genere non è morto e, come i gladiatori del film, attende silenzioso la sua vendetta.

Regia: Raffaele Picchio
Anno: 2011
Nazione: Italia

La solita vecchia storia: in Italia chi ha il coraggio di fare un film diverso investendo in idee, tempo e soldi, non otterrà quasi mai la minima possibilità di essere giudicato da chi deve essere il primo e l’ultimo giudice di un film, cioè il pubblico, a meno che non proponga una stantia commedia sentimental-scoreggiona (chè alla fine le opzioni sono sempre due) o non appartenga alla cricca degli intellettualoidi radical-chic che girano pellicole dal tipico effetto “gnomi-che-ti-saltellano-sullo-scroto-indossando-scarponi-chiodati”.

Ovvio che dietro ci siano anche altre logiche più strettamente legate “al soldo”, ma tant’è. E poi c’è la Commissione Censura, quella che credevamo non esistere più.

Morituris

Questo è tanto più vero, quando si tratta di produrre pellicole di genere horror. L’unico che, fino ad ora, sembra averla sfangata è il buon Federico Zampaglione. Gli altri, per un motivo o per l’altro, se ne vanno all’estero a vendere i loro film.

Così accade che “Morituris”, che nei vari festival specializzati in cui è stato proiettato ha raccolto plausi e consensi, venga bloccato senza appello dalla censura nostrana nel novembre 2012, ma che esca in dvd e Blu-ray nella vicina Francia. Non entro nell’analisi delle risibili motivazioni censorie, che possono riassumersi in una frase: il film sarebbe troppo violento e compiaciuto delle efferatezze che mette in mostra. Dopo aver fatto passare con un semplice VM14 (se c’era) pellicole come “Saw”, “Hostel” e “Martyrs” (per dirne alcuni), definire “Morituris” compiaciuto delle sue efferatezze è veramente ridicolo. Fine dell’invettiva e veniamo al film, che è meglio.

Lo dico subito: non posso recensire senza spoilerare, per quanto poco ci sia da rivelare, perché i punti di forza del film stanno tutti nella prima parte. Quindi, chi legge oltre è stato avvisato.

Tre bravi ragazzi abbordano due straniere in discoteca ed il giorno dopo, con la scusa di portarle ad un rave party nelle campagne laziali, fanno in modo di perdersi nei boschi. Le stuprano battendole come dei tamburelli sardi (fine prima parte), ma quando arriva il momento di sbarazzarsene(inizio seconda parte) spuntano fuori dei gladiatori zombi (poco zombi in verità) che non risparmieranno nessuno. Nel frattempo, il loro amico (il porno attore Francesco Malcom) capo della gang, nonché teorico-filosofo della violenza, se ne sta nel suo appartamento a torturare con nonchalance un’altra giovane malcapitata.

Morituris

Questa la trama. Niente di che, direte. In effetti, non è che sia granchè, però vi assicuro che quel poco è sfruttato molto bene.

Innanzitutto, gli attori non sono proprio cani (si vede di peggio in produzioni ben più main-stream), anzi supportano egregiamente il montare del climax, lasciando a poco a poco trasudare la sgradevole sensazione che qualcosa non stia andando come ci viene mostrato.

Poi esplode la violenza: le due ragazze sono picchiate e costrette a subire sevizie sessuali perperate con una brutalità pari forse solo allo stupro di “Jennifer in I spit on your Grave” (Non violentate Jennifer, 1978). Quei minuti sono davvero insostenibili e lasciano senza fiato, soprattutto la penetrazione “dal retro” con un paio di forbici (non) mostrata attraverso il montaggio alternato del braccio dell’uomo ed il primo piano del volto impietrito della vittima.

Con buona pace di chi aveva sgranato gli occhi e la bocca allo stupro della Bellucci in quella cosa inguardabile che fu “Irreversible”: roba da soft-core, al confronto. E tanto per ribadire il concetto, ecco Francesco Malcom che, indossando una maschera antigas, penetra la sua vittima con un topolino bianco (ovviamente scena solo suggerita).

Tutto ricorda molto da vicino i delitti del Circeo, ma la speranza che almeno una delle ragazze ce la faccia è presto spazzata via dall’arrivo dei gladiatori redivivi che ammazzano tutti (ragazze comprese) in onore della loro dea protettrice ed ispiratrice: Nemesi.

Questa seconda parte, come dicevo, appare forse fiacchetta. Dopo il rape ci si aspetterebbe un revenge per conto terzi, tuttavia la furia vendicatrice degli antichi combattenti non dà tregua e non risparmia nessuno.

Per assurdo, la violenza dei gladiatori è assolutamente inferiore a quella esercitata dal branco sulle due ragazze (quasi a voler giustapporre la brutalità gratuita dei nostri tempi e quella a cui, invece erano costretti loro) assestandosi su un livello da slasher-movie mediocre e il tasso di emoglobina è pressocchè nullo. Certamente l’obiettivo di “Morituris” (se mai ne ha avuto uno) non era lo spettacolo da grand guignol, ma almeno uno sbudellamento come si deve io ce lo avrei messo.

Morituris

Ed in questa parte, inoltre, “Morituris” potrebbe deludere anche coloro che hanno bisogno di spiegazioni a quello che vedono: la sceneggiatura non chiarisce il chi, cosa e perché dei gladiatori. Ci sono e basta, e fanno il loro sporco lavoro. Ma d’altro canto, Michael Mayers e Jason Vorees, nelle loro numerose reincarnazioni, hanno un vero perché?

Tecnicamente, Morituris non è nemmeno girato male. Peccato per l’audio non proprio perfetto, e per la fotografia forse un po’ troppo scura. Sergio Stivaletti agli effetti speciali non si vede. L’ OST è efficace.

Insomma, nonostante tutto, a me Morituris è piaciuto, ma (con le dovute riserve) mi è piaciuto anche “Le Streghe di Salem”, quindi fate un po’ voi… “Morituris” è un buon prodotto old italian school, un film originale nella sua semplicità e non soltanto (anzi, per nulla) un’accozzaglia di citazioni (tranne una) o omaggi al vecchio Genere che fu.

Hic sunt leones.