Omicidio a Whitehall di Sarah Pinborough ci getta nell’abisso di un serial killer che, nella Londra vittoriana di Jack lo Squartatore, si macchia di delitti ancora più sanguinari.

Omicidio a whitehall la recensioneTitolo: Omicidio a Whitehall
Autore: Sarah Pinborough
Editore: Fanucci
PP: 331
Prezzo: cartaceo 14,00 euro, ebook 4,99 euro

I bravi inglesi, secondo Sarah Pinborough, sono cristiani, eppure spesso c’è qualcosa che “stride” con l’esistenza del soprannaturale divino: è il Male personificato che si contrappone all’idea di Dio, all’idea di bontà.

L’autrice inglese, ospite dell’edizione 2014 dello SugarCon, immagina il male come un parassita, un’evanescenza che assume le sembianze del corpo “ospite”, avvinghiato al collo del prescelto come un animale da compagnia, visibile solo sotto effetto di droghe.

È l’Upir, originario dal fiume: un viaggiatore inglese, serio e posato, impegnato in un Grand Tour in Europa, lo porta inconsapevolmente con sé dalla Polonia all’Inghilterra. Nel frattempo, nella Londra vittoriana, fervono i delitti di Jack lo Squartatore, ma a questa scia di sangue se ne aggiunge una nuova, ancora più terribile.

L’Upir, in azione, è a caccia: di notte, a intervalli alterni, una prostituta viene adescata, uccisa e i suoi resti smembrati nel fiume. Il piccolo barbiere Kominski ha le visioni, da anni presagisce l’arrivo del Male: è uno strano trio quello che viene a costituirsi, con il polacco Kominski, dall’aspetto trasandato e puzzolente, il prete emarginato, vero combattente di demoni e il dottor James Bond, medico legale della polizia da tempo preda all’insonnia. Il dottor Bond, dall’anima tormentata, fa spesso uso di laudano e passa la notte nelle fumerie d’oppio: la sua sensibilità, a stretto contatto con le conseguenze del “mostro”, ha subito un brusco trauma.

L’odore del Male è intorno a lui, l’ospite dell’Upir è una persona di sua conoscenza. Ucciderà di nuovo. E noi dobbiamo fermarlo: a trattenere il dottore sono il perbenismo borghese e lo scetticismo scientifico. Rimpiangerà infatti i tempi in cui il lavoro era fatto di assassini umani, in cui il brulicare delle strade di Londra era mira di semplici folli.

Sarah Pinborough con un paziente lavoro di ricostruzione storica ci catapulta per un paio d’ore nelle strade di Whitehall: eppure non è mai “lenta” perché vive lei stessa il ritmo frenetico dei suoi protagonisti, le ansie e i pellegrinaggi notturni.

Omicidio a Whitehall un libro intenso che vi divorerà come l’Upir con le sue vittime.