Padre Nostro del Collettivo Sabot – Auriemma-Cosmo-Pulixi – è un gran thriller, un noir senza vincitori dal respiro internazionale che lascia un segno indelebile.

Padre Nostro, la recensioneTitolo: Padre Nostro
Autore: Collettivo Sabot (Ciro Auriemma, Stefano Cosmo, Piergiorgio Pulixi)
Editore: Rizzoli
PP: 440
Prezzo: euro 19.00 cartaceo, euro 9.99 ebook

Parola d’ordine: incastrare [in-ca-strà-re] v. • v.tr. [sogg-v-arg]
1 Unire due o più pezzi tra loro, a forza o a pressione.
2 fig. fam. Mettere qlcu. nei guai o in una situazione da cui è difficile uscire.

Chiudo il dizionario e la testa mi si reclina a sinistra. Vedo l’ultimo romanzo che ho letto: Padre Nostro scritto dalla trinità Auriemma-Cosmo-Pulixi, incastrati, incrociati, o assemblati a formare un Getter Robot letterario che al grido di“Sabot! Assemble! accorre a difendere le sorti della repubblica del thriller italiano.

Penso all’incontro di vertici, alla lettura viva che scivola e trascina, all’occhio aperto al centro del triangolo. D’improvviso, sento la voce di Carlos Hernandez, il ragazzo perbene incastrato nei deliri bene e malavitosi di persone più grandi di sé. Nel silenzio della libreria, screziato solo dall’ipnotico sibilo dell’aria condizionata, lo sento recitare una preghiera:

Padre Nostro perché sei ritornato? Stavo meglio orfano e felice, con il trantran e la fidanzatina. Quel giorno fa ancora il rumore del sasso che fa esplodere uno specchio, le crepe, i frantumi e il sangue che abbiamo in comune: non mi riconosci più. No, neanche tu che sai e puoi tutto, neanche tu che tradirti costa caro per tutti. Me ne sto qui con le conseguenze di un inferno che è tutta colpa tua, con la puzza e il dolore delle sbarre, con il fatto che sono incolpevole e che quasi non m’interessa più.

Sei tu che mi hai messo in croce, Padre Nostro. Il diavolo, le donne e gli sbirri si nascondono nei dettagli che hai sbagliato a sottovalutare. Sì, mi permetto eccome: hai sbagliato di brutto, questa volta, e il mondo non è fatto perché tu chieda perdono a noi. Come ci si sente dall’altra parte della ragione? Come tutti noi che ci hai dati al mondo in sacrificio, ci si sente. Come gli interessi sulla tua onnipotenza che neanche il piombo basta più a pagare.

Mi hanno incastrato, Padre Nostro, in un gioco a domino di lacrime e carne che nessuno può fermare. Perché l’ira di Dio non è niente in confronto alla vendetta degli uomini. Siamo in tanti e non ci resta più molto da perdere: dichiaro il formicaio in rivolta. Violeremo i patti dell’onore, del sangue e del potere fino ad ammazzarci l’anima. Quell’anima che hai creato sporca e poi ci hai chiesto di sbiancare.

Padre Nostro perché mi hai abbandonato? Stavo per dimostrarti di essere all’altezza, di essere degno del tuo nome, stavo per marciare sulle sorti del tuo impero. Poi ho imparato che l’indulgenza non la puoi ricattare, perché la coca, perché i soldi, perché il fiato sul collo della giustizia e della morte. Come fai a permettere che tutta questa innocenza paghi il conto dei tuoi capricci?

Riusciranno i nostri errori, Padre Nostro? Riusciranno a farti uomo di nuovo, la pace dentro o fidare di qualcuno? Te lo chiedo perché al terzo atto di dolore e di un libro che ho letto in apnea ho pensato che in fondo sei invidioso. Se resti infallibile muori da solo. Mentre noi, quaggiù, ci perdiamo nelle pieghe del peccato, ci giochiamo l’eterno a dadi, sbagliamo sempre il rilancio delle reazioni. Per questo sei crollato dal tuo altare, per potere una volta finire come noi: senza alcuna salvezza dal rimpianto.

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