Re macchiati di Sangue è un libro selvaggio nella crudezza delle emozioni che racconta e nell’onestà con cui le racconta. Una storia travolgente, narrata con uno stile impeccabile.

Re macchiati di SangueTitolo: Re macchiati di sangue
Autore: Tim Willocks
Editore: Revolver
PP: 427
Euro: 14,50

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La storia narrata è di quelle che non ti lasciano respirare, di quelle travolgenti, totalizzanti, di quelle che quando hai finito di leggere il libro ti incazzi. Ti incazzi perché sai che non è facile trovare delle storie così buone, e ormai ci avevi abituato il palato.

Cicero Grimes è uno psichiatra in preda ad uno squilibrio depressivo di quelli che ti fanno stare sdraiato sul pavimento di casa, sopra un manto di immondizia che ricopre tutto stile nevicata natalizia, e ti lasciano uscire solo per prendere le sigarette, e comprare cibo che lascerai marcire nel frigo. Perché Grimes è preda di questo stato mentale? 
Vi dovete leggere il libro.

Insomma Grimes è in balìa di se stesso fino a quando un avvocato gli consegna una lettera. Il mittente è un Capitano di Polizia, la cui mente marcia a un passo diverso rispetto al resto dell’umanità, un grassone corrotto che in vita ha compiuto i più efferati e orribili atti possibili.

Un diabolico pezzo di merda che coinvolgerà Grimes in una vicenda i cui personaggi saranno (tra gli altri): un procuratore corrotto, una vedova miliardaria, dei cubani sanguinari, un pazzo anfetaminico fuggito da una orribile prigionia e assetato di vendetta, una cantate diciannovenne, un pilota contrabbandiere che si sta convertendo all’islam e adora il Remington caricato con munizioni da cervi, e un veterano ex sindacalista con due-palle-così, che, per inciso, è il padre di Cicero Grimes.

Ho menzionato due valige colme dei più segreti misfatti dei notabili dello Stato?
 L’azione non verrà lesinata. Da rilevare, a mio avviso l’alta capacità evocativa di alcuni luoghi che Mr. Willocks decide di raccontare. Arcadia, una splendida villa, rectius una reggia, con tanto di colonne doriche e trabeazione bianchissima annessa. Un luogo tanto maestoso e lucente fuori quanto buio e opprimente all’interno.

La Casa di Pietra, un pesante edificio in cemento, costruito per contenere e ingabbiare una baracca col tetto in lamiera. E poi le pianure alluvionali del fiume Ohoopee, con la loro splendida vegetazione, pianure che “al tramonto, se si era fortunati, sembravano inondate di sangue”. Come non pensare alla canzone di Larry Jon Wilson “Ohoopee River Bottomland”?

Se dovessi scommettere su quale sia il significato di questo titolo, e quindi di questo libro, mi ritroverei a scommettere su qualcosa che, mi rendo conto, può sembrare generico e poco determinato, ma ciò non vuol dire che l’Opera non sia magistrale, tutt’altro.

Scommetterei sul fatto che la questione focale dell’intera narrazione sia: sei, o vuoi essere, il padrone di te stesso, della tua vita, sei o vuoi essere il Re di te stesso? Sì? Beh, sappi che per esserlo del sangue dovrà essere versato, sangue proveniente dalla tua anima o da altri uomini. Re macchiati di sangue.

Sono inoltre convinto che ci sia un ulteriore elemento che attraversa questo straordinario romanzo, come una venatura attraversa uno splendido tronco: le emozioni. Grazie ad una magistrale strutturazione psicologico-emotiva dei personaggi, elemento che caratterizza le opere di Mr. Willocks, il lettore ha la possibilità di vivere in prima persona (tipo in un arcade sparatutto, avete presente?) un fulgido ventaglio di emozioni… dal di dentro, potendo quasi osservarne il momento genetico e successiva evoluzione: una cosa rara.

Emozioni che animano i personaggi di questo libro (dove l’odio molto spesso risulta un motore ad alto rendimento) con una tale potenza e una tale intensità da far pensare alle più selvagge forze della natura.

Questo è un libro selvaggio, selvaggio nella crudezza delle emozioni che racconta, nell’onestà con cui le racconta, selvaggio per la profondità delle dinamiche umane che vi vengono narrate, selvaggio per la storia, la trama, che nulla concede al prevedibile o al cliché.

Selvaggio perché leggendolo si ha la netta sensazione che l’Autore non abbia solo guardato nell’abisso di nietzschiana memoria, ma che vi abbia fatto un coast to coast al suo interno, ed ora ce ne stia facendo il resoconto.

Una storia travolgente, narrata con uno stile impeccabile, tra sequenze dialogiche, introspettive e d’azione miscelate in maniera superba. Una gemma rara. Questo libro è una figata, vi invito a leggerlo. Non farlo sarebbe un torto alla vostra libreria e a voi stessi.