Italo Calvino e la matematica combinazione del mondo, un nuovo articolo di Dino del Ciotto per Sugarpulp Magazine.

30 ottobre 1972. Nel giardino della villa di Francois Le Lionnais a Boulogne-Billancourt è in programma una riunione conviviale dell’Oulipo. Qualche giorno prima Le Lionnais, il presidente fondatore dell’Opificio di Letteratura Potenziale ha invitato Italo Calvino a parteciparvi con un biglietto in cui si diceva ansioso di conoscere il gioco poliziesco che lo stesso Calvino aveva scoperto e di cui ne aveva accennato a Queneau: una combinazione di quattro personaggi e di dodici azioni criminose che sviluppate avrebbero prodotto un numero infinito di soluzioni narrative.

Cinque anni prima Calvino si era trasferito a Parigi in una villetta di Square de Chatillon. In quel periodo c’erano stati diversi cambiamenti nella vita dello scrittore genovese. Aveva abbandonato l’Einaudi come dirigente, restandovi solo come consulente esterno, era nata la figlia Giovanna ma soprattutto aveva scoperto che “lo scrivere è solo un processo combinatorio di elementi dati”.

Aveva abbandonato la lettura della narrativa per dedicarsi quasi del tutto a testi di fisica, astronomia e biologia iniziando a pubblicare racconti con trame che erano veri e propri giochi matematici. Nella nuova città la prima persona che aveva incontrato era stata Raymond Queneau, ne aveva tradotto il romanzo I Fiori Blu rimanendone affascinato.

Lo stesso Queneau, come Calvino, si nutriva di letture scientifiche e i suoi testi erano impregnati di virtuosismi combinatori e scherzi linguistici che causavano risultati comici e bizzarri. Ma Queneau di questa passione ne aveva fatto uno stile di vita. Nel 1960, nella cantina del ristorante Vrai Gascon, insieme a Le Lionnais, aveva fondato l’Oulipo e avevano iniziato ad accettare fra i membri chiunque mostrasse una mente “dedita a escogitare bizzarre invenzioni partendo da regole formali severamente costrittive, improntate a uno spiccato gusto matematizzante”.

Queneau ne aveva parlato a Calvino e Calvino aveva subito chiesto di essere invitato a farne parte. “Voglio essere dei vostri, qui regna il divertimento, l’acrobazia dell’intelligenza e dell’immaginazione”. “Nessun problema, portaci qualcosa che ci lasci a bocca aperta” aveva risposto Queneau.

Ci aveva messo un po’ ma alla fine aveva escogitato un nuovo gioco combinatorio con il quale legare la narrativa. Queneau era rimasto a bocca aperta. Ne aveva parlato agli altri e Calvino era stato invitato a partecipare a una delle periodiche riunioni conviviali.

“Allora signor Calvino, Raymond ci ha parlato della sua idea” lo accolse Le Lionnais. A quella riunione, come a tutte le riunioni, erano presenti molti scrittori ma anche astronomi e matematici.
“Idea intrigante Francois” borbottò Queneau andando ad occupare il suo posto intorno al tavolo situato vicino a un salice. Calvino si era seduto e aveva fatto un largo sorriso.
“Siamo ansiosi di scervellarci con lei” disse Le Lionnais.
“Oh, l’idea è molto semplice e più che scervellarvi vi porterà a rilassarvi”.
“Sicuramente ci porterà a rimuginare” disse Queneau.
“Dunque, ho pensato che dovesse essere la base del mio nuovo romanzo, al quale ho già trovato il titolo: L’ordine del delitto”.
“L’ordine è una parola che stimiamo molto da queste parti” disse Le Lionnais.
“Per quanto il disordine non ci dispiaccia” aggiunse Queneau.
“Ma il mio, ho scoperto, non può essere un romanzo in senso tradizionale. Diciamo piuttosto una struttura che possa fornire tante diverse storie poliziesche a seconda della combinazione che il lettore decide di scegliere durante la lettura”.
“Interessante” disse Le Lionnais.
“La storia è questa. Una Pensione è andata in fiamme. Là dove sorgeva la casa è rimasta solo qualche maceria fuligginosa. I poliziotti hanno trovato 4 cadaveri carbonizzati. Più dei cadaveri quel che può aiutarli a ricostruire l’accaduto è il ritrovamento di un quaderno: sul frontespizio c’è scritto: Relazione sugli atti abominevoli compiuti in questa casa. Sul retro si leggono, nell’indice analitico le azioni perpetrate nella Pensione: Accoltellare, Diffamare, Drogare, Indurre al suicidio, Legare e imbavagliare, Minacciare con pistola, Prostituire, Ricattare, Sedurre, Spiare, Strozzare, Violentare. Tutte le azioni sono state compiute”.
“Noi non sappiamo però chi ha fatto cosa e chi ha subito cosa?” chiese Le Lionnais.
“Dovremmo scoprirlo” disse Queneau.
“O semplicemente dovremmo inventarlo. Per prima cosa dare un nome e un volto ai quattro cadaveri che hanno abitato la casa. Sicuramente c’era l’affittacamere, una anziana vedova a cui ho dato il nome di Vedova Roessler, poi i tre ospiti, due uomini e una donna”.
“A cui dare un nome, un volto e un carattere” disse Queneau.
“E un’azione compiuta” disse Le Lionnais. “Esatto. Ma i personaggi ormai sono cadaveri e ognuno potrebbe essere qualunque cosa. Anche ammettendo che ognuna delle dodici azioni sia stata compiuta da una sola persona ai danni d’una sola altra persona il compito diventa arduo. Le soluzioni possibili sono dodici alla dodicesima potenza, cioè occorrerebbe scegliere tra 8874296672256 soluzioni possibili”.
“E ognuna nasconderebbe una trama diversa” disse Le Lionnais.
“Il romanzo infinito” disse Queneau.
“Eppure c’è qualcosa che non quadra”. Le Lionnais aggrottò la fronte: “Nelle azioni manca il verbo Incendiare. Chi ha dato fuoco alla casa?” chiese.
“Perché non l’hai ancora capito?” chiese Queneau.

Le Lionnais scosse il capo. Calvino allargò le braccia

“Questa è la parte più facile: non può essere stato che il lettore” disse con un largo sorriso.