Lo chiamano Dark Historical Revisionism e uno dei suoi maestri indiscussi è Seth Grahame-Smith, l’autore di “Orgoglio pregiudizio e zombie”, già bestseller mondiale, che tuttavia ha trovato ne “La leggenda del cacciatore di vampiri” (Edizioni Nord) la perfetta quadratura del cerchio.

La sfida era di quelle da far tremare i polsi, a dir poco. Prendere il più famoso presidente della Storia degli Stati Uniti d’America – Abramo Lincoln – e farlo diventare un ammazza-vampiri poteva rivelarsi una boiata pazzesca, invece grazie a una ricostruzione storica affascinante e ai limiti della filologia, miscelata a un gusto per l’avventura e a una capacità affabulatoria fuori dal comune, Seth Grahame-Smith ha firmato un autentico capolavoro, uno di quei romanzi capaci di inaugurare un nuovo genere, utilizzando formule felici e avvincenti.

Il Dark Historical Revisionism di Seth Grahame-SmithMescolando leggenda e verità storica, false piste e realtà possibili in un calderone dall’impatto iconografico devastante, l’autore americano rilegge in chiave horror la storia a stelle e strisce con un pastiche tutto azione e fascino gotico, ambientazioni notturne e sangue a go go.

Per darvi un’idea, “Intervista col vampiro” di Anne Rice potrebbe rappresentare un degno predecessore di questo adrenalinico romanzo, che però ha in più dalla sua il lavoro certosino portato avanti da Grahame-Smith nel ricostruire un passato alternativo del presidente, un passato che, però, si abbevera a fatti realmente accaduti: la caduta da cavallo che avrebbe potuto togliergli la vita, il processo per omicidio da cui venne assolto in modo a dir poco rocambolesco, la predizione della morte da parte di uno sconosciuto e un pericoloso rapimento cui riuscì a sopravvivere.

Sono solo alcuni dei fatti realmente accaduti a Lincoln, fatti che l’autore sviluppa in un continuum coerente e del tutto fantastico. Così come, ad esempio, risponde al vero la passione di Lincoln per le asce e la sua forza quasi sovrumana.

C’è poi l’intelligente narrazione attraverso il diario, che riporta un afflato antico in uno stile che gronda parossismo moderno, un apparato fotografico impressionante, nel libro, che suggerisce come reale una possibile deviazione del percorso della vita, una funambolica gestione del ritmo che non viene mai meno.

Se l’attacco è quanto di più classico ci capiti di leggere – il ritrovamento di un diario da parte di un antiquario che si ritrova a leggerlo dopo che lo stesso gli è stato recapitato da un inquietante quanto misterioso personaggio – il resto è pura, e straordinaria, invenzione narrativa. In seguito alla morte della madre, durante il rigido inverno del 1818 in Indiana, la vita di Abe Lincoln cambia radicalmente, e quando alcuni anni più tardi scoprirà che la stessa è stata causata dalla sete di sangue di una creatura della notte, le motivazioni per diventare il più efferato e irriducibile sterminatore di vampiri non mancheranno. Nel frattempo, Lincoln avrà modo di divenire avvocato squattrinato, padre affettuoso e politico pieno di carisma e fascino, fino a giungere al Campidoglio. Ma ciascuna di queste sue tappe sarà accompagnata da una costante e inflessibile caccia ai vampiri.

Il Dark Historical Revisionism di Seth Grahame-Smith

Naturalmente, un romanzo di una simile potenza iconografica non poteva che trasformarsi in un film, altrettanto riuscito, girato dal regista Timur Bekmambetov (già autore del ciclo de “I guardiani del giorno” e di “Wanted”) che sviluppa una storia d’atmosfera come questa in uno spettacolo di rara potenza visiva, pura gioia per gli occhi. E del resto Seth Graham Smith sembra essere aduso alla cross-medialità della propria narrazione se è vero che ha da poco firmato la sceneggiatura del recente film di Tim Burton – Dark Shadows – che dal canto suo ha accettato di produrre proprio il film tratto dal romanzo di Smith.

Ma l’autore, che vive attualmente a Los Angeles, sembra fare della furia iconoclasta un proprio marchio di fabbrica al punto che il suo nuovo romanzo “Unholy Night”, già in testa alle classifiche di vendita americane, racconta, con dovizia di particolari, della guerra scatenata dai tre Re Magi.

Più precisamente i re magi saranno, nel libro di Seth Grahame Smith, tre spregevoli ladri fuggiti dalle prigioni di Erode, e guidati da Balthazar che arriveranno ad imbattersi per caso nella famosa mangiatoia dove dorme Gesù appena nato. I tre non sembrano avere intenzione di farsi rallentare nella fuga dalla Sacra Famiglia, ma quando Erode inizia ad uccidere tutti i primogeniti di Giudea, i re magi non hanno scelta e si ritrovano costretti ad aiutare Giuseppe, Maria e Gesù a fuggire in Egitto.

Da qui comincerà un’avventura incredibile che li vedrà opporsi alle Creature del Vecchio Testamento e a incrociare nel proprio cammino figure storiche come Ponzio Pilato e Giovanni il Battista. Il tutto, giusto per darvi un’idea di quello che si preannuncia un altro libro esplosivo, che diventerà, a sua volta e molto presto, un altro film per Hollywood, visto che la Warner Bros ne ha da poco comprato i diritti per due milioni di dollari. E d’altra parte, viene da chiedersi se proprio questa nuova forma di narrazione, così meticcia e ribelle, non possa rappresentare una sicura chiave di rinnovamento di schemi narrativi fin troppo risaputi e scontati.

Il Dark Historical Revisionism di Seth Grahame-Smith

Sembra invece proprio questa una modalità interessante per suggerire soluzioni narrative nuove e sorprendenti, proponendo un intrattenimento pop di qualità che, fra l’altro, non manca di esibire un appeal commerciale di prim’ordine che in tempi di crisi come questi, ma anche in generale, sono una benedizione assoluta.

Insomma, Grahame Smith rinnova il genere con una freschezza e un’esplosività sorprendente, e non è nemmeno l’unico a farlo se pensiamo alla serie di Assassin’s Creed firmata da Oliver Bowden o, in Italia, alla coraggiosa e riuscitissima operazione di Simone Sarasso con la recente doppia uscita di “Invictus” e “Colosseum” in cui storia e leggende di Roma vengono rilette in un mood estremamente moderno e pulp senza per questo sacrificare in modo alcuno la ricostruzione storica, anzi.

Alla faccia di tutti quelli che pensano che, per essere un mito, un autore non debba mai vendere un cazzo.