Aki Kaurismaki e l’arte del cinema al Festival del Cinema Europeo

“Il mio eterno obiettivo è sempre stato fare un film che una donna cinese di campagna potrebbe capire senza sottotitoli”.
(cit. di Aki Kaurismaki riportata all’interno della mostra di Massimo Causo)

Si è concluso lo scorso sabato a Lecce il Festival del Cinema Europeo: l’ospite più atteso (e più apprezzato) è stato senz’altro il maestro del cinema finlandese e non solo, Aki Kaurismaki, cui è stata dedicata una retrospettiva e una mostra curata da Massimo Causo: la retrospettiva comprendeva anche corti e video musicali, tra cui vanno citati “These boots”, “Rocky VI” e molti altri.

Ciò che rende unico il cinema di Aki Kaurismaki è quel suo essere visivo, quel raccontare per immagini il mutismo tipico dell’uomo finlandese: il video è sempre corredato di ottima musica, come attesta la saga dei Leningrad Cowboys, fake band russa che nelle pellicole si cimenta in tantissimi generi musicali, dal folk al soul passando per il rock.

Sono un uomo pigro – ha detto scherzando Kaurismaki, rispondendo alla nostra domanda durante l’incontro con i giornalisti – la musica è già pronta, invece creare dei dialoghi richiede lavoro. Ma, restando seri, credo che non si possano scindere all’interno di un film immagini, musica e dialoghi: sono un tutt’uno, come Bresson ci ha insegnato”.

Amante del cinema muto, Kaurismaki afferma di non conoscere moltissimo il cinema contemporaneo, ma di non tollerare attori come Johnny Depp e Brad Pitt: nel suo modo di vedere il cinema, l’attore insuperato e insuperabile per eccellenza non può che essere infatti Buster Keaton.

Ferma la sua opposizione alla tecnologia nel cinema, qualcosa che in fondo ci si poteva aspettare data la sua attenzione alla fotografia, sempre curata nelle sue pellicole da Timo Salminen.

Non girerò più film – ha spiegato – se non sarà più possibile girare in pellicola. Non so cosa farò poi, ma credo che non tornerò a fare l’elettricista, come quand’ero giovane”.

Da 25 anni in Portogallo, Kaurismaki afferma anche di non sentirsi troppo sicuro con le lingue neolatine, a parte il francese, che ha appreso empiricamente grazie ai tantissimi film in lingua visti.

Avrei ancora paura a girare un film interamente in portoghese – ha commentato – il francese invece è facile, è una lingua empirica. Con l’italiano non mi sono fatto ancora un’idea precisa. Voi italiani a volte parlate sempre, a volte non lo fate affatto. Sono confuso, dovrei chiedere spiegazione a Nanni Moretti”.

Leningrad Cowboys – RockyVI by Aki Kaurismäki