La città del terrore di Alafair Burke è un thriller magistrale  che porta alla ribalta una coppia di detective che non mancherà di conquistarsi i lettori

La città del terroreTitolo: La città del terrore
Autore: Alafair Burke
PP: 320
Editore: Newton Compton
Prezzo: euro 14.90 euro

Oltre cinquecentomila copie “bruciate” fino ad ora, primo posto nella classifica americana e inglese dei libri più venduti: basterebbe questo per dire che Alafair Burke, figlia di James Lee Burke – uno degli autori più amati, qui a Sugarpulp – non è un bluff.

Ma poiché non è costume di questa nostra oasi narrativa misurare il valore di una storia in base agli indici del mainstream, diremo allora che ben altri e ben di più sono gli elementi che ci fanno dichiarare che “La città del terrore” è un libro da leggere, assolutamente.

Cominciamo allora con il dire che il romanzo ha una storia avvincente, costruita con intelligenza e fantasia da parte dell’autrice, dove fantasia non rappresenta un modo elegante per definire improbabili le vicende narrate ma semplicemente la ferma volontà di sottolineare come l’autrice non si preoccupi solamente di creare una trama complessa e ricca di colpi di scena ma si diverta invece a suggerire una serie davvero infinita di false piste, vicoli ciechi e soluzioni apparentemente corrette e ineccepibili che celano invece ben altre implicazioni.

Il che ci fa aggiungere sic et simpliciter che quello di Alafair Burke è un thriller magistrale che porta alla ribalta una coppia di detective che non mancherà di conquistarsi le simpatie dei lettori. Ellie Hatcher: bianca, bionda e mozzafiato da una parte e J. J. Rogan – nero, intelligente e duro senza strafare – dall’altro.

Saranno loro a cercare di arrestare un serial killer che sta facendo a pezzi le studentesse americane che indugiano fino a tardi nei locali della Bowery di New York City, complicandosi la vita con alcool, droga e dialoghi sboccati con le persone sbagliate.

Con un’atmosfera plumbea e lugubre che ricorda per certi aspetti quella del bel film di David Fincher “Zodiac”, Alafair Burke srotola con consumato talento un’indagine contro il tempo che infila una galleria di personaggi tutti ugualmente ben tratteggiati: dal procuratore capo Simon Knight, allo yuppie Jake Myers, dal burbero tenente di polizia Dan Eckels fino a Jaime Rodriguez e Leon Symanski, spazzatura umana che gravita attorno ai locali del sottobosco urbano di una città che pare non risparmiare nessuno, nemmeno la vita dolce e leggera di Chelsea Hart, finita strangolata in un capannone abbandonato con il volto sfregiato e i capelli letteralmente strappati dal cranio a mani nude.

Comincia da qui la caccia di Ellie Hatcher e J.J. Rogan, nel tentativo di fermare quello che si rivelerà sempre più un predatore spietato e attentissimo a non commettere errori. Eppure ora dopo ora, fra presentimenti e imbeccate, indizi e colpi di fortuna, la pista da seguire verrà un po’ alla volta illuminandosi conducendo a un’indagine di alcuni anni prima, svolta da un poliziotto poi trovato morto.

Una storia intensa, che scorre via agile e rapida tanto è ben congegnata, merito di Alafair Burke, naturalmente, di quella sua scrittura fluida e ricca, della capacità non comune di ritrarre il volto marcio di un mondo che il suo lavoro di pubblico ministero a Portland deve certamente averle fatto conoscere da vicino.

Lontana mille miglia dal solito thriller magari ben scritto ma tutto sommato accuratamente noioso, “La città del terrore” colpisce veramente duro, e, a differenza di tanti altri colleghi spesso incensati a sproposito, Alafair Burke dimostra di avere stoffa a sufficienza per proporsi in modo credibile come una delle rivelazioni assolute del genere thriller degli ultimi anni.

Aspettiamo fiduciosi e con una punta di impazienza la sua prossima prova.