SalTo19: all’insegna della “resistenza”, il nostro Massimo Zammataro fa il punto sulla 32esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Nei giorni precedenti all’apertura ufficiale, nubi nere sgravavano il loro pesante carico di pioggia e polemiche sul Salone del libro edizione 2019.

All’improvviso, però, come un segno divino, il sole squarciava la coltre plumbea portando con sé anche la soluzione all’ennesimo e ipocrita psico-dramma creato e vissuto da buona parte dell’ intellighenzia culturale della sinistra “democratica”, che per giorni ha ammorbato tutti noi.

E così, mentre si sventolavano come vessillo stralci della Costituzione, si ostentavano adesivi e bandierine rosso-nere nemmeno si fosse ad un Milan Club, e si sprecavano commossi abbracci e reciproche pacche sulle spalle per la vittoria pirresca (posto che il libello incriminato era nel frattempo schizzato al primo posto in classifica), baciato dal “Sol dell’avvenir” si apriva ufficialmente il Salone del libro di Torino all’insegna della “resistenza” non solo politica, ma anche editoriale.

BENE MA NON BENISSIMO

Ad esempio. Nella kermesse in questione, si sa, stanno (quasi) fianco a fianco i grossi player editoriali e i piccoli editori “indipendenti”, spesso dei veri survivor dell’editoria. Senonché, mancava IL nemico, o quello che viene considerato tale: Amazon, presente solo con lo stand di Audible (il che la dice lunga, vista la generale scarsa attenzione che viene data all’audiolibro).

Ignoro se sia stata una scelta aziendale o altro, fatto sta che uno dei protagonisti di punta della distribuzione on-line (e dell’odiato self-publishing) era assente.

D’altro canto, (vado a memoria, perché il programma era grosso come la lettera C dell’elenco telefonico di Torino) nella pletora di incontri a latere del Salone non mi sembra ci fosse gran spazio nemmeno per i nuovi media di lettura e-book e audiolibro, appunto, come fossero delle cose da ragazzini (che poi sono quelli che maggiormente ne usufruiscono): mi viene in mente chi considerava, e ancora considera i fumetti come roba da bambinetti stupidi… Per usare un’espressione veneta, in questo paese siamo indietro come la coda del cane.

Come accennato, il programma del Salone era fitto di incontri come di consueto. E come ogni volta, le code per assistervi sono state impressionanti: attese anche per più di un’ora e mezza, rendendo impossibile sia assistere anche ad altro o visitare serenamente il Salone, sia transitare lungo i corridoi dei padiglioni, letteralmente murati di persone in coda che forse non sono riuscite nemmeno a vedere l’ospite di turno.

Ora, lo dico dall’alto dell’esperienza microscopica acquisita da noi di Sugarpulp: ma prevedere un sistema di prenotazione all’evento sembra una cosa così impossibile? Un suggerimento: esiste una roba “fantascientifica”, si chiama Eventbrite, è on line ed è gratis. Pensa un po’…

TANTE COSE POSITIVE

Comunque, polemiche e critiche a parte, il Salone del Libro 2019 sembra essere andato bene: gente ce n’era, e tanta, e gli espositori non credo si possano lamentare.

Quanto a convenienza per il lettore compulsivo, personalmente ritengo che i vincitori assoluti siano Il Libraccio e Newton Compton Editori: d’altro canto, anche il prezzo conta.

Buona la scelta dell’organizzazione di aprire l’Oval (ex palazzetto costruito per le Olimpiadi) come padiglione, anche se qualcuno si è lamentato della distanza dal corpo vero e proprio della fiera.

Noi di Sugarpulp ci siamo comunque divertiti: è sempre un piacere incontrare e (ri)vedere amici o conoscerne di nuovi, camminare tra gli stand e scoprire anche interessanti novità.

La presentazione di Chronicae OFF a Bruxelles è stata un successo, con lo spazio Superfestival  – che ci ha ospitato – gremito di persone interessate che non si erano fermate solo perché avevano male ai piedi.

TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE

Nelle serate di venerdì e sabato, le vostre barbabietole preferite, pur con “le scarpe piene de piedi” (cit.) non hanno potuto/voluto rinunciare alle feste che ormai sono un must del Salone: quella di Minimum Fax (che quest’anno ha fatto un salto di qualità notevole, e speriamo la mantenga) e quella imprescindibile di Scuola Holden. Avrete avuto già modo di seguire il reportage fotografico

Ecco, tutto è bene quel che finisce bene: domenica mattina abbiamo lasciato il campo, e io mi sono portato a casa una bella sporta di libri e una bella influenza da 38 di febbre. Febbre da libri!