L’incredibile storia dell’isola delle rose, la recensione di Matteo Marchisio del film di Sydney Sibilia con Elio Germano disponibile su Netflix.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è un gradevolissimo prodotto italiano che ricama su un evento unico nel suo genere dando vita a una commedia leggera, incentrata tutta su un protagonista che trabocca di quella bontà di spirito che sopravvive solo nelle storie inventate.

Il regista Sydney Sibilia dimostra ancora una volta di essere bravo e che la serie degli Smetto quando voglio non è il colpo fortunato alla roulette in cui si punta tutto sul giusto mix di caratteristi incastrati in situazioni paradossali.

In L’incredibile storia dell’Isola delle Rose governa ancora bene cast, scenografie e inquadrature dando vita a un cocktail di cose simpatiche in cui annegano tutte le scene, accompagnandoci con un bel sorriso dall’inizio alla fine, aiutato dal miscuglio di classiconi della musica leggere italiana che tutti conoscono.

Il film porta le tinte pop amate da Sibilia e vince per i montaggi, qualche cameo importante come Zingaretti, le battute in emiliano sui calabresi e telefonate delle Nazioni Unite.

L’unico problema di fondo è che l’impianto della trama ruota intorno alla caricatura di un giovane idealista che sventola la bandierina del rifiuto dell’omologazione a tutti i costi.

Una commedia fin troppo leggera

La commedia rimane fin troppo sul leggero per tutti i 117 minuti di durata, semplificando i passaggi più complessi, perdendo quell’aura di approfondimento che poteva essere dato a uno dei tanti unicum che popolano la storia dell’Italia post-bellica.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose porta sullo schermo la storia dell’ingegnere Giorgio Rosa, interpretato da Elio Germano, che nel ’68 costruisce un’isola artificiale poco oltre le acque nazionali italiane al largo di Rimini sull’onda di una ricerca della libertà assoluta affiancata alla volontà di riconquistare la ragazza di cui è ancora innamorato e convincerla che una vita separati sarebbe la morte dello spirito di entrambi.

L’Isola delle Rose e l’estate del ’68

Il background è quello delle ribellioni studentesche di fine anni ‘70. Da una parte le grandi rivolte del mondo, dall’altra la nascita dell’indotto del divertimento organizzato della riviera romagnola.

Tra lidi offerti dai servizi segreti come merce di scambio, disco all’aperto e le contrazioni della censura clericale verso nudità e la ricerca del divertimento a tutti i costi, si inserisce la volontà di affermare l’identità di una micro-nazione ostacolata dal governo italiano con ogni mezzo, dagli incursori alle minacce sussurrate al bar.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è il film giusto per sorridere davanti alla voglia di affermazione di un ragazzo che ha cercato la propria strada non in un’estate a caso, ma proprio di quel 1968 che vide le strade di Praga occupate dai T34 e l’indipendenza di una piattaforma di cemento e tubi di ferro a 500 mt dalle coste italiane.