Se vuoi certezze, nella vita, leggi Lansdale. “Una coppia perfetta. I racconti di Hap e Leonard”.

“Donny abbassò gli occhi e disse: – Non ci avevo pensato, a questo. – Non hai pensato a un bel niente, – disse Brett. – Hai sentito un mucchio di stronzate e se le hai prese per buone è perché ne avevi una gran voglia. C’è gente che nasce senza un grammo di cervello, ma tu sei uno di quelli che Hap chiama gli “stupidi spensierati”. Gente che crede a quello che sente, senza approfondire o ragionarci sopra. Gente che non ascolta le notizie, ma gli editoriali e i commenti, e li prende per oro colato. Voci incontrollate, menzogne, e solo ogni tanto un briciolo di verità. Ma per loro non c’è mai differenza.” (Joe Lansdale, Le Iene in Una coppia perfetta, Torino, Einaudi, 2013)

È un tempo instabile quello in cui abbiamo la sventurata ventura di vivacchiare. Tutto pare labile, fragile, temporaneo e instabile. Diciamocelo: non abbiamo più certezze. Quindi, se ci si sente come sballottati in una centrifuga che strizza le nostre esistenze, avvertendo il bisogno di qualche ancora di certezze che ci aiuti a tenere dritto il timone, dopo la Bibbia e gli evangelisti, ci sono pochi attracchi a cui aggrapparsi. “Champion” Joe Lansdale è, indubitabilmente, uno di questi. Era da un po’ che non leggevo qualcosa di suo. In queste settimane ho recuperato con un “uno-due” che mi ha risollevato: Acque buie e Una coppia perfetta, di cui parlo – rapido – qui.

Questo libro, da poco uscito per i soliti tipi di Einaudi, è una raccolta di tre racconti, inediti in Italia, narranti le solite travolgenti avventure di Hap Collins e Leonard Pine. Uno spasso, come al solito. Nel primo racconto, Le iene, i due inseparabili giustizieri, hanno a che fare con un ragazzetto – Donny, uno “stupido spensierato” bulletto infoiato dagli atteggiamenti da duro – che si immischia in loschi giri con loschi figuri, non sapendo di correre il rischio di rimetterci le penne. Hap e Leonard, su mandato del fratello di Donny, partono in tromba per riportare la pecorella smarrita all’ovile. In mezzo trovano però una banda di rapinatori guidata da Smokestak e dai suoi scagnozzi (“A vederli, avresti detto che avevano un cervello in due, e che quel giorno il cervello era in ferie”) che, a colpi di botte, proiettili e fucili, saranno adeguatamente trattati da Hap e Leonard.

Il secondo episodio, Veil in visita, scritto a quattro mani da Lansdale con Andrew Vachss, è – a mio avviso – una bomba. Si tratta di un racconto hard(legal)boiled, nel senso che dura il tempo di alcune udienze di un processo a carico di Leonard, reo-confesso di aver dato fuoco all’ennesima casa infestata da spacciatori di crack. Veil, amico di vecchia data di Hap, è il suo mercuriale avvocato: “[…] Veil era un uomo di altezza media, i capelli scuri striati di grigio, un occhio buono, l’altro che se ne andava a spasso per conto proprio. Aveva una barba che si sarebbe potuta usare per raschiare le pentole e indossava un completo costoso, un paio di scarpe di vernice, un orologio di marca e un anello vistoso. Tra tutti gli uomini che avevo conosciuto, era l’unico, oltre a Leonard, che ti ispirava terrore solo a guardarlo.” E Veil, con la sua cinica e lucida intelligenza, riuscirà a tirar fuori dai guai Leonard. Nonostante le evidenze. E nonostante le fiamme appiccate.

Il terzo e ultimo racconto, Una mira perfetta, vede Hap e Leonard immischiati in una vicenda fatta di tranelli, doppi giochi, uomini grossi e duri come pezzi di montagna, avvocati viscidi come avvocati, buchi in fronte e pallottole fumanti. Di questo non vi dico altro, sia perché non ho più voglia di scrivere, sia perché siete costretti – dato che anche questo è uno spasso – a leggervi il libro. Lansdale, quindi, non si smentisce mai. Scrittore tanto prolifico quanto poliedrico, capace di divertire ma anche di spararti – in mezzo a risse, sparatorie e mazzate – verità rivelate, vere e proprie sintesi socio-politiche, come quella che ho citato in apertura di questo post. Leggetela, per favore, con l’intensità che mettereste a leggere un trattato di Norberto Bobbio: non vi pare uno spietato spaccato della nostra, povera, disastrata italietta?

Insomma, Champion Joe non è solo un grande scrittore, dispensatore di puro divertimento. È anche una delle poche, rassicuranti, certezze che ci restano. Burp!