Halloween Kills, la recensione di Massimo Zammataro dell’ultimo capitolo della saga iniziata nell’ormai lontano 1978 da John Carpenter.

Correva l’anno 1978 o giù di lì quando, al buio del mitico cinema Excelsior (allora mia seconda residenza, come un rifugio su un albero) ebbi la visione – perché di vera e propria epifania si trattò – del celeberrimo film di John Carpenter Halloween – La notte delle streghe, attirato da quel manifesto tanto suggestivo quanto essenziale (una zucca diabolica, una mano e un coltello). Tre anni prima avevo già visto Lo Squalo, e l’anno dopo sarebbe toccato ad Alien.

Inutile dire che fu amore (terrore) a prima vista, tanto da fare entrare Halloween nella mia personale TOP TEN dei film perfetti, sempre che arrivi a contarne 10.

2018

Dopo quarant’anni, 6 mortificanti sequel (al netto del terzo episodio e dei pregevoli reboot di Rob Zombie), ecco che la BlumHouse (sia benedetta) tira fuori dal cilindro il suo Halloween Kills.

Titolo secco che inizialmente spiazza i fan: cos’è? Un remake o un altro reboot? No, è un sequel e ci sarà di nuovo Jamie Lee Curtis nei panni di Laurie Strode. La perplessità dilaga.

E invece, David Gordon Green – il regista – compie il miracolo: il suo Halloween fa piazza pulita di tutto quello che c’è stato dopo il 1978, e ricomincia la narrazione proprio quarant’anni dopo gli eventi di quella tragica notte.

Michal Myers è anziano e chiuso in manicomio criminale, Laurie Strode è anziana pure lei, con un’ossessione paranoica per il killer, ha una figlia e una nipote, e ca va sans dire dovrà affrontare nuovamente il suo incubo.

2021

Arriviamo quindi al 2021. Halloween Kills non è un sequel, ma è la diretta prosecuzione del film precedente: nell’identità di tempo luogo e spazio, riprende là dove finisce la puntata precedente.

Meyers è incazzatissimo, e vorrei vedere voi a non esserlo se foste stati imprigionati in un rogo senza scampo. L’efficienza dei vigili del fuoco americani lo salva, e lui, invece di ringraziare, li massacra a colpi di ascia, halligan e sega circolare. Una carneficina. Poi parte in cerca di quelle tre stronze di Laurie, figlia e nipote, che hanno tentato di farlo diventare il Wicker Man di turno. Sul suo percorso, la consueta mattanza gratuita.

Detta così, sembra la solita cacata. Invece, no.

Innanzitutto, è necessario fare un maratonina, rivendendosi Halloween (2018) e a stretto giro Halloween Kills: solo così si riescono a comprendere alcune cose del secondo. Altrimenti, sarebbe come vedere Kill Bill parte 2 senza aver visto la prima. Non si capirebbe una cippa.

Secondo motivo: ho trovato davvero geniale far rientrare in scena alcuni personaggi (certi interpretati dai medesimi attori) sopravvissuti al massacro del 1978, non relegandoli a semplici cameo o citazioni. Servono tutti alla storia, incentrata com’è non tanto sullo scontro Laurie vs Michael, che non ci sarà questa volta, quanto sulla vera protagonista del film: la cittadina di Haddonfield, che da 40 anni si porta dietro la maledizione di Meyers che incombe sui suoi abitanti come una spada di Damocle.

Utile a tale scopo anche la figura dello sceriffo (che nel ’78 subì la morte della figlia ad opera di Meyers) e dei finti inserti di flashback con i quali si ricostruiscono, dal suo punto di vista di giovane poliziotto dell’epoca, le ultime fasi della vicenda originaria.

L’atmosfera lugubre di pericolo immanente di quella e di questa notte più lunga, è ben resa sia nell’attuale sia nel flashback, con tecniche di regia che non fanno rimpiangere né l’originale né il remake di Rob Zombie (una delle cose più filologiche sotto molteplici punti di vista, che si siano mai viste nel mondo del remake/reboot). La fa da padrone, senza dubbio, quell’immortale e raggelante score musicale che Carpenter compose per il suo film, e un brividino di emozione scorre lungo la schiena ad ogni nota.

Al di là degli aspetti sostanziali, i fan si aspettano comunque i cadaveri, e non rimangono delusi.

Halloween Kills è forse il più efferato e cruento film di tutta la serie, e The Shape è più cattivo che mai. Non ho tenuto la conta dei morti, ma – vantando due carneficine di gruppo – direi che è sicuramente il più alto di sempre per uno slasher movie. Sangue e violenza ce ne sono, tanto da aver fatto guadagnare al film la famigerata R dalla censura americana.

Da ultimo, occorre fare menzione di Jamie Lee Curtis che, Leone d’oro alla carriera, tiene ancora ottima botta nel ruolo dell’ incazzata e combattiva eroina. La rivedremo il prossimo anno in Halloween Ends, capitolo conclusivo della nuova trilogia (clausole contrattuali permettendo…).

Buon Halloween a tutti, e attenti all’Ombra della Strega.