Folco ha il volto deformato, gli occhi sbarrati, ancora increduli. Ucciso probabilmente senza sapere nemmeno il perché, da quelli che forse considerava gli unici amici.
“Duilio, Marino. Mettetelo dentro a un sacco nero. Tutti gli altri cerchino la schedina. ‘Ndemo zènte, che non abbiamo tempo da perdere.”
Dopo una mezzora di ricerche trovarono la schedina sotto il materasso di Folco.
“Eccola!” disse la Antonia raggiante. “semo ricchi.”
Ci fu un mormorio di approvazione, pacche sulle spalle, sorrisi, bestemmie di gioia e pure qualche stretta di mano.
Finirono di impacchettare il cadavere, e come deciso in precedenza, il corpo di Folco finì per affondare lentamente fra il letame di Mario Erle.
Disbrigata anche quell’ultima rottura di coglioni, quando ormai il campanile di Masi segnava le quattro, tornarono tutti al bar della Antonia per festeggiare e fare il punto della situazione. La schedina girò di mano in mano. Qualcuno arrivò a baciarla, commosso.
Arrivò anche il turno di Mario, il quale però, dopo averla ammirata per un lungo istante, divenne più pallido del cadavere di un albino.
“Fermi tutti!” disse con un ringhio ed una espressione esterrefatta.
“I numeri sono quelli giusti, ma la data…”
“Cos’ha la data?” lo incalzò Duilio.
“E’ l’estrazione del 25 novembre del 2002”