Lavoratore atipico, un racconto inedito di Armando Autieri per Sugarpulp

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Che poi a me mi viene da ridere quando parlano di questi nuovi scansafatiche qui, ve’. Li chiamano “lavoratori atipici”, “interinali”, “precari”, e son quelli che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e poi lavorano un due, tre mesi l’anno e non sanno fare altro che lamentarsi della loro situazione, “non abbiamo lavoro e non abbiamo diritti” e tutte queste balle qua.

Non capisco perché devono rompere. Io è una vita che sono un lavoratore atipico. Scavo nelle tombe e non sono mai andato a lamentarmi in televisione come quei tipi.

Sì, scavo nelle tombe e rubo i cadaveri, avete capito bene. Lo faccio da quando ero ragazzo e andavo con mio padre nei cimiteri di tutto il Friuli. Sì, è un mestiere che ci tramandiamo da generazioni, a quanto mi ricordo lo faceva anche mio nonno. Veniva dalle montagne della Carnia e poi si è trasferito qui a Udine. E c’è anche modo di fare un sacco di soldi. Io per esempio guadagno 1000 euro a corpo se sono in buone condizioni, perché poi mi tocca rimettere a posto la tomba e tutto, lavorare di notte con una torcia e correre tutti i rischi del caso.